I VANTAGGI DI UNA MAPPA MENTALE

Che cos’è una Mappa Mentale? Si tratta di uno strumento di organizzazione creato dal cognitivista inglese Tony Buzan, a partire da alcune riflessioni sulle tecniche per prendere appunti. Il fine consiste nell’implementare la memoria visiva e quindi la memorizzazione di concetti e informazioni in sede di richiamo.

Tony Buzan infatti, negli anni 70, si è accorto che molti geni del passato tra cui Leonardo Da Vinci, Nicola Tesla, e il filosofo Giordano Bruno, avevano un modo particolare di organizzare le loro informazioni. Partivano da un’immagine centrale, e poi andavano con una struttura a ruote e rami dall’informazione più importante al dettaglio, andando dal più grande al più piccolo. Tony Buzan ha riadattato questo metodo inventando le Mappe Mentali, che ha portato da prima in azienda e poi le ha rese disponibili per tutti. Pensa che alla Boeing (costruttrice statunitense di areomobili e la più grande azienda nel settore aerospaziale), dopo l’assunzione di un nuovo dipendente, già laureato in Ingegneria, era necessario un corso di formazione di due anni per insegnare a progettare gli aerei. Dopo l’introduzione delle Mappe Mentali di Tony Buzan, il corso è stato ridotto a sei mesi!

Quali sono gli effettivi vantaggi di una Mappa Mentale?

  • Il nucleo principale è presentato in maniera immediata ed evidente;
  • Forniscono una visione globale dell’argomento con tutte le informazioni in un unico colpo d’occhio;
  • L’organizzazione gerarchica ad anelli concentrici permette di individuare immediatamente il generale dal particolare;
  • La sua natura associativa permette di individuare velocemente la connessione esistente tra un’informazione ed un’altra, favorendo la comprensione dei concetti e riducendo al minimo il rischio di confondere due informazioni distinte;
  • Molto semplice e veloce da consultare o ripassare, le informazioni sono poche e tutte visibili, per cui si trovano facilmente;
  • La sola stesura di una Mappa Mentale richiede una rielaborazione delle informazioni che consente già di memorizzare gran parte del contenuto… la successiva memorizzazione richiederà pochissimo tempo!
  • La presenza di concetti chiave e non di frasi intere allena la capacità espositiva, che diventa una propria elaborazione degli argomenti e non una tediosa e poco produttiva recitazione parola per parola del testo.

Sonny Zanon

GENIALE COME SHERLOCK HOLMES E HANNIBAL LECTER

Sherlock Holmes, strabiliante Detective dalle incredibili abilità deduttive.

Hannibal Lecter, psicopatico geniale dalle discutibili abitudini alimentari.

Se stai leggendo questo articolo è probabile che tu abbia già sentito parlare di questi due personaggi, ma se così non fosse sappi che provengono rispettivamente dall’immaginazione di Arthur Conan Doyle e Thomas Harris, ed entrambi usano la Tecnica di Memoria del “Palazzo Mentale”. La prima volta che sentii parlare del Palazzo Mentale fu durante le superiori, leggendo Hannibal, il terzo romanzo di Thomas Harris. A quel tempo non sapevo nulla di tutte le incredibili strategie che conosco adesso, e rimasi affascinato dall’idea che il Dr. Lecter potesse ricordare tutto quello che voleva depositando le informazioni in un palazzo che esisteva solo nella sua mente. Una frase del romanzo che mi rimase molto impressa: sbatté le palpebre una sola volta, come lo scatto di una macchina fotografica. Purtroppo classificai tutto come fantasia dello scrittore e accantonai l’idea, non poteva esistere una cosa del genere; ma mi sbagliavo. Poco dopo, guardando la serie Sherlock, saltò fuori la stessa parola: “Palazzo Mentale”, anche lui la usava. A quel punto mi venne il dubbio che qualcosa di vero ci doveva pur essere, iniziai ad informarmi in giro, e successivamente feci un corso,  scoprendo che la tecnica esisteva veramente, e non solo, che era facilissima da usare. Era un’antica tecnica di memoria (una delle molte), le cui origini risalgono già al tempo dei romani, che, strano a dirsi, erano più bravi di noi a ricordarsi le cose. Ora, coi nostri cellulari e strumenti tecnologici tendiamo a memorizzare sempre meno, il che andrebbe bene, se non fosse che il nostro cervello, se non stimolato, perde a poco a poco quell’abilità. Ecco perché ti consiglio di tenerti sempre allenato imparando cose nuove, chi sia uno sport, un gioco, o la capitale di uno stato.

Con le giuste strategie puoi essere anche tu geniale come Sherlock Holmes.

Sonny Zanon

Sherlock Holmes

MEMORIA A BREVE TERMINE: HO POCA MEMORIA?

Dove sono le chiavi? Ma dove ho messo il cellulare? Stamattina avevo tutto quando sono uscito di casa?

Ti capita di farti domande simili? Allora sei spacciato, mi dispiace…

Ovviamente scherzo, e ci tengo subito a tranquillizzarti che no, non è vero che hai poca memoria, queste cose capitano a tutti, anche a chi non lo ammette.

Noi in realtà possediamo tre tipi di memoria:

– Breve Termine

– Medio Termine

– Lungo Termine

La memoria a Breve Termine è quella di lavoro, quella che usi per ricordati di prendere il bicchiere in cucina, o per ripeterti in testa un numero di telefono appena sentito. Solo che questo tipo di memoria, basata perlopiù sulla ripetizione, non è fatta per conservare le informazioni, ma solo per “spostarle” da un posto all’altro: dal salotto alla cucina. Il problema però, è che se qualcuno ti distrae rischi di arrivare in cucina e non ricordati nemmeno perché ci sei andato. Capitato?  

La memoria a Medio Termine invece è quella che chiamerei dello studente. Studi, fai la verifica (magari prendendo anche un buon voto), ma il giorno dopo ricordi solo metà di quello che sapevi. Due giorni dopo sulla stessa interrogazione potresti prendere 4, o peggio. Questo è il motivo per cui non ricordiamo quasi niente di quello che abbiamo studiato a scuola. Il nostro cervello è una macchina a risparmio energetico, e quello che non viene utilizzato lo cancella per far spazio a qualcosa di nuovo. Ma si può fare in modo di non cancellare quello che si è imparato? Si, e qui entra in gioco il terzo tipo di memoria. 

La memoria a Lungo Termine infatti, è quella che ci portiamo a vita, le cose che ricordiamo per sempre, che sai e basta.

Dimenticare

La differenza tra i tre tipi di memoria si può base su diversi fattori: uno è quello legato alle emozioni, che abbiamo già approfondito in un precedente articolo, un altro è come depositiamo le informazioni nella nostra mente.

«Quando memorizzi qualcosa, dove la metti? »

«Dove la metto? In che senso?» potresti rispondere, e hai ragione perché noi non siamo consapevoli di “dove sta” quello che abbiamo memorizzato. Collochiamo le informazioni nella nostra mente senza ordine, a caso, e quando vogliamo accedervi non sappiamo dove andarle a trovare.

La maggior parte di noi quando studia usa il classico metodo della ripetizione. Ma che sia a mente, a voce, davanti allo specchio, o al cane, non fa molta differenza; il ricordo non dura molto. Utilizzando le immagini invece, abbiamo un punto di riferimento. Supponiamo che tu voglia ricordarti di prendere le chiavi, ecco come fare: immagina l’ultima cosa che vedi di solito prima di uscire di casa, che per molti sarà la porta. Ora immagina che la maniglia della porta si trasformi nella chiave di casa tua, e che nell’aprirla ti tagli la mano con la parte seghettata. Sicuramente è un’immagine strana, e per questo collegata alle emozioni, ma inoltre è collegata ad un oggetto fisico, e quindi ogni volta che ci passerai davanti, vedendo la maniglia, non potrai fare a meno di pensare alla chiave. Sperimenta questo semplice sistema con le tante piccole cose che ti devi ricordare, e fammi sapere come va.

Sonny Zanon

SI PUÒ GESTIRE LO STRESS IN INTERROGAZIONI ED ESAMI?

Hai improvvisamente il vuoto

Ti sei preparato, hai studiato un sacco,eppure sul più bello, proprio quando devi esporre, in testa hai improvvisamente il vuoto. Quella cosa, che era così chiara, e che eri così sicuro di sapere, all’improvviso sparisce, come se fosse andata a nascondersi in qualche antro nascosto.

Quando proviamo una forte paura, la corteccia superiore del nostro cervello tende a “spegnersi” lasciando prevalere la parte più istintiva: il cervello rettile. Quella parte del cervello che sa fare solo ciò che ti serve per sopravvivere.

Se torniamo un po’ indietro nel tempo, a quando eravamo dei primitivi, se ci pensi, saper fare matematica, filosofia, letteratura (tutte attività svolte dalla corteccia superiore) non ti sarebbe servite a molto se ti ritrovavi davanti a un lupo pronto a sbranarti! Ecco perché in quei casi di pericolo rimane solo il cervello rettile, quello che ti serve per scappare, nasconderti, o anche sembrare morto. Il lupo oggi non c’è, ma è stato sostituito dalla professoressa di turno, ed ecco che lo studente medio, per cercare di rendersi invisibile, fingersi “morto”, inizia a frugare cercando cose misteriose nella cartella. Come se anche a scuola funzionasse la logica da T-Rex di Jurassic Park: se non mi vede, non esisto, e quindi non m’interroga. Ci sono tante soluzioni, oggi te ne voglio proporre una fra le più semplici chiamata in PNL: Ancora.

Immagina una situazione completamente diversa: ripensa a quella volta in cui tutto sembrava perfetto: dicevi le parole giuste, ti comportavi nel modo che ti piace, e ogni cosa sembrava andarti bene. E se ti dicessi che puoi portare quelle sensazioni, quello stato, in un altro contesto o situazione a tua scelta? Durante un’interrogazione per esempio! Tutto questo si può fare grazie alle Ancore. Un’Ancora non è altro che un bottone che puoi attivare quando vuoi per ricreare quello stato che hai scelto. Secondo uno studio dello psicologo canadese Donald Hebb : “Due neuroni che si attivano insieme si collegano tra di loro”. (Neurons that fire together, wire together). Questo, nella pratica, ci succede  continuamente per esempio con odori e canzoni. Senti un odore che conosci, ed immediatamente pensi a quell’evento in cui l’hai sentito, ed accedi anche a tutte le sensazioni che ci sono collegate. Senti la sigla di un serie, e subito hai delle sensazioni piacevoli, se ti è piaciuta. Tutte queste sono delle Ancore, serie di bottoni che si creano automaticamente sul nostro corpo. Quello che la pubblicità cerca di fare, è crearci delle Ancore positive collegate al loro prodotto. E quindi perché non crearci delle Ancore per noi stessi in autonomia?

Un gesto unico che non fai di solito

Il primo step è quello di scegliere un gesto unico che non fai di solito: unire le dita con una certa pressione, sfregarsi le mani, toccare una nocca. Il gesto deve essere nuovo per te, o non una cosa che fai di solito. L’intenzione è quella di creare un’associazione neurologica tra quel gesto, e le emozioni che vuoi provare, in modo da averle ogni volta che desideri, on demand. Quindi, la prossima volta che ti ritroverai in una situazione piacevole, e che ti crea delle emozioni che ti piacerebbe riprovare al posto di quelle stressanti durante un’interrogazione o qualsiasi altro contesto, fai quel gesto che hai scelto e mantienilo per qualche secondo.  Fai una pausa, e fallo di nuovo, almeno per tre volte.

Questo è ovviamente uno strumento base, tra tanti anche più complessi e profondi. Tuttavia la semplice efficacia delle Ancore ti permette di ottenere già grandi cambiamenti.

Ma non credermi: sperimentalo su di te.

Sonny Zanon

LETTURA VELOCE CHE PAURA

Lettura Veloce

Cosa vuol dire leggere veloce?

Al mio primo corso di Lettura Veloce (da studente) non ero ancora sicuro di voler veramente leggere più velocemente. E se avessi smesso di godermi i romanzi? In fondo a me piaceva andare lento, sentire dentro la mia testa il suono di ogni parola, avere le giuste pause per creare la giusta suspense… Tutto questo all’inizio mi è stato d’ostacolo, perché mentre una parte di me spingeva per proseguire, per leggere più veloce, dimezzare i tempi, una parte di me mi stava rallentando. Quello che inizialmente non avevo capito, anche se mi era stato detto dal Docente, era che potevo scegliere la mia velocità. Andare più veloce quando mi serviva, o più lento, se volevo gustarmi un romanzo, o una sua specifica parte.

Se vuoi intraprendere, o stai intraprendendo, la strada della Lettura Veloce, una delle prime domande che devi farti è: qual è la mia intenzione nel leggere questo libro? La prima vera differenza la fa il voler leggere per intrattenimento o per studio. Ci tengo a specificare che per studio intendo il voler attingere e far proprie un certo tipo di informazioni da un qualsiasi testo. Se sto leggendo un romanzo per intrattenimento, io sono il primo a voler andare a velocità normale, perché ci tengo a soddisfare anche quella che è l’intenzione dell’autore, ovvero di farmi entrare nei panni del protagonista, provando tutto quello che prova lui. Però ci sono delle eccezioni. Porto l’esempio di un libro che ho letto recentemente: “Ingannando Houdini”, che parla della vita di una persona nell’ambito della Magia. Per la maggior parte del libro sono andato a velocità normale; in alcuni capitoli invece, si soffermava sulla spiegazione di una serie di dati di cui m’importava poco. Quei punti ad esempio li ho letti con la Lettura Veloce.

Lettura Veloce

Se invece mi ritrovo tra le mani un saggio, o un testo da studiare, lì la Lettura Veloce e la Foto Lettura fanno la differenza. Mi permettono di passare in rassegna tutto il libro in pochi munti e tornare solo su quello che mi serve davvero. Mai sentito parlare della legge di pareto? Questa legge afferma che l’80% delle informazioni si può trovare nel 20% del contenuto, ed è assolutamente vero. Non ti serve veramente tutto del testo che hai davanti. L’80% di questo stesso articolo è inutile! Ed è qui che torna la domanda che ti ho fatto all’inizio, qual è la tua intenzione? Perché se l’hai chiara in mente, puoi veramente fare miracoli con un libro, leggerlo in poco tempo, e passare al successivo.

Sonny Zanon