Qualche giorno fa, ho sentito un aneddoto interessante raccontato da una mia amica: durante la sua attività lavorativa, una sua cliente è arrivata con un bambino di appena sei mesi che, per sua sorpresa, quando lei sorrideva, sembrava rispondere al suo sorriso anche se lei aveva la mascherina e quindi non poteva vederlo. Ora immagina il bambino, nato in un mondo dove tutti, tranne i suoi genitori, indossano la mascherina. Di conseguenza in questi pochi mesi di vita, si è abituato a vedere persone di cui non vede completamente la faccia: eppure in un certo senso questo gli basta. Lui si è allenato a riconoscere le emozioni sono dagli occhi e dalla parte visibile del volto, perché questo aveva a disposizione; e non credi anche tu che portare avanti questo allenamento gli consentirà di diventare bravissimo a riconoscere le emozioni? Soprattutto quando le persone si toglieranno la mascherina?
Riconoscere le emozioni anche senza la bocca di fatto è possibile: rabbia, tristezza, sorpresa, paura e anche felicità possono essere riconosciute osservando solo la parte alta del viso. (Ti lascio qui un articolo dove ne parliamo nello specifico.) Sono emozioni universali, acquisite geneticamente, tutti gli esseri umani le esprimono allo stesso modo, eppure non ci è sempre così facile riconoscerle. Fin da piccoli infatti ci insegnano a camuffarle: per le femmine non è convenzionale mostrare agli altri di essere arrabbiate, e un maschio non deve mostrare di avere paura. Nonostante questo ci è più facile mentire con le parole che con la faccia, forse perché le parole sono più oggetto di commenti rispetto alla mimica. A parlare e a riconoscere il linguaggio ci è stato insegnato, ad utilizzare e comunicare con il nostro viso no. Ecco perché i segnali del viso sono sempre ben visibili e riconoscibili, e col giusto allenamento tutti possiamo riconoscerli. In un mondo dove il volto è sempre meno visibile, imparare queste abilità può fare la differenza.
Sonny Zanon