LA TECNOLOGIA INFLUENZA IL NOSTRO CERVELLO?

Negli ultimi decenni il progresso tecnologico ha subito un’impennata a cui la storia dell’umanità non aveva mai assistito prima. Ed in particolare, a differenza ad esempio delle grandi rivoluzioni agricole ed industriali del passato, queste non riguardano solo il settore produttivo, ma coinvolgono massivamente la quotidianità di tutti i cittadini, specialmente di quelli che attraversano l’adolescenza, un “periodo critico” dello sviluppo del cervello umano.

Oggi dunque moltissime cose che fino ad un paio di decenni fa sembravano fantascientifiche, sono perfettamente normali e ben integrate negli usi comuni dell’ultima generazione.

È ben risaputo, ma è sempre bene ricordarlo, che il nostro cervello è dotato di una straordinaria capacità plastica, che gli permette, tra le altre cose, di trasformarsi ad adattarsi molto velocemente in base agli stimoli esterni che riceve: sicuramente se dovessimo analizzare la struttura di un quattordicenne del 2020 e confrontarlo con un cervello ibernato di un quattordicenne del 1990, troveremmo delle importanti differenze strutturali.

Ma a livello prettamente pragmatico, quali sono le differenze di abilità che stiamo riscontrando nelle persone, dai giovanissimi ai più “stagionati”, negli ultimi anni? Andiamo a scoprirne qualcuna:

MEMORIA A MEDIO/LUNGO TERMINE

Partiamo da un presupposto: il nostro cervello tende a non sprecare energie per cose inutili.

Quindi tutte quelle conoscenze o abilità che non vengono utilizzate per un certo periodo di tempo tendono a sparire o a non svilupparsi in maniera soddisfacente.

Detto ciò ti chiedo: in quanti ambiti della vita, con le tecnologie di cui disponiamo e con la loro accessibilità estremamente semplice e veloce, potremmo al giorno d’oggi fare a meno della nostra memoria? Quali sono quei tipi di informazioni che stanno molto più frequentemente dentro un microchip che all’interno della nostra memoria? Dai la tua risposta a queste domande e scoprirai per quali informazioni la tua memorizzazione risulta più deficitaria.

ATTENZIONE

Immaginiamo di fare un esperimento: prendiamo un criceto, che chiameremo Johnny, e lo mettiamo in una gabbia vuota assieme ad un altro criceto che chiameremo Leonard e che ha sempre vissuto lì. Johnny, il criceto appena arrivato, ha vissuto il resto della sua precedente vita in una gabbietta molto più grande e piena di stimoli in continua evoluzione: giochi, ruote, colori, luci, musica, altri criceti, cibi sempre nuovi e variegati. Che cosa succederà secondo voi?

Beh, ammetto di non aver mai condotto un simile esperimento ma credo che sia abbastanza intuibile che il criceto Leonard sarà ormai abituato a ricevere pochi stimoli e quindi vivrà più serenamente la propria permanenza nella sua grigia gabbietta; Johnny, invece, abituato ad una vita da Luna Park, presto si annoierà e molto probabilmente inizierà ad essere irrequieto nel suo nuovo esiguo alloggio.

Una cosa del genere succede anche ad un cervello umano. E cosa c’entra la tecnologia in tutto ciò?

Pensate a quanti stimoli è sottoposto abitualmente un cervello ai giorni nostri; specialmente quello di un bambino/ragazzo o di un adulto che fa abbondante uso di smartphone o computer. Tutto questo bombardamento sensoriale ha portato mediamente i nostri cervelli a lavorare ad una frequenza molto alta per rispondere adeguatamente agli stimoli che riceve. E cosa succede quando invece la quantità di stimoli si riduce? Semplicemente ci annoiamo, oppure, come il criceto Johnny, diventiamo irrequieti nel tentativo di fornire al nostro cervello una stimolazione più consistente. La soglia media per cui il nostro cervello riesce a rimanere attento su un compito specifico, ovvero la quantità e varietà di stimoli che questo singolo compito deve fornire per evitare che il cervello si annoi, è notevolmente aumentata negli ultimi decenni. Questo spiega la crescita esponenziale del fenomeno dell’iperattività o difficoltà di attenzione, specialmente in ambiente scolastico, dove viene fornita una stimolazione pressoché identica a quella di 30 anni fa ad un gruppo di cervelli che hanno però una soglia di attenzione molto più alta.

Ora, la mia domanda è la seguente: vuoi davvero che i tuoi ricordi, le tue abilità di calcolo, di orientamento e la tua possibilità di svagarti e combattere la noia dipendano esclusivamente dai dispositivi che tieni in mano o sulla scrivania?

Se la tua risposta è no, ecco cosa puoi fare: affidati a te stesso!

Quando qualcuno ti dice il proprio numero di telefono, non salvarlo in rubrica, magari se si tratta di una cosa importante scrivilo e riponilo in un posto in cui non sia così immediato recuperarlo, in modo che poi risulti meno faticoso impararlo a memoria piuttosto che andarlo a riprendere ogni volta. Oppure quando fai la spesa non portarti dietro la lista, scrivine una a casa e tenta di memorizzarla. Le prime volte dimenticherai di prendere le carote? La tua abbronzatura potrebbe risentirne ma alla lunga il tuo cervello ti ringrazierà. E scoprirai che ci si mette molto meno tempo a fare la spesa con la lista ben chiara in mente anziché scritta su un foglietto.

E per quanto riguarda l’attenzione e la noia? Sii creativo, inventati un’attività coinvolgente che non richieda l’uso di null’altro che la tua mente, o personalizza con un tocco di fantasia le attività che più ti annoiano.

Immaginazione

Alla fine ricorda che la tecnologia più avanzata tuttora in circolazione si trova nella tua testa; possedere l’ultimo modello dello smartphone più innovativo al mondo significa essere al passo coi tempi, perfezionare il tuo cervello significa essere un passo avanti.

Stefano Basile